LOCAZIONI BREVI - IL CONSIGLIO DI STATO RIBADISCE CHE I PORTALI DEVONO RISCUOTERE LA CEDOLARE SECCA

Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato.

Con queste parole Federalberghi, commenta la sentenza che ribadisce l'obbligo, a carico dei portali, di riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca del 21% sugli affitti brevi.




Roma, 24 ottobre 2023

COMUNICATO STAMPA

LOCAZIONI BREVI: IL CONSIGLIO DI STATO RIBADISCE

CHE I PORTALI DEVONO RISCUOTERE LA CEDOLARE SECCA

CONFIDIAMO CHE LA TELENOVELA SIA FINALMENTE FINITA

“Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato.”

Con queste parole Federalberghi commenta la sentenza del Consiglio di Stato n. 9188 del 24 ottobre 2023, che recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ribadisce che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi.

“Federalberghi è intervenuta nel giudizio al fianco dell'Agenzia delle Entrate per promuovere la trasparenza del mercato, nell'interesse di tutti gli operatori, perché l'evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”.

La federazione degli albergatori italiani prosegue commentando alcune notizie riportate recentemente dagli organi di informazione, secondo i quali l’Agenzia delle Entrate ha chiesto ad Airbnb di sanare 500 milioni di euro di tasse non versate: “ci auguriamo che non si facciano sconti e che la web company americana venga invitata a pagare per intero le somme sottratte all’erario in questi anni, senza dimenticare sanzioni e interessi.”

Federalberghi conclude sottolineando che “il mancato versamento delle imposte è solo uno dei tanti problemi generati dal far west degli affitti brevi” e auspica che “si proceda celermente all’aggiornamento delle norme che disciplinano la materia. Occorrono regole, controlli e sanzioni, per tutelare i clienti, i lavoratori, i cittadini e le imprese”.

* **

i precedenti nelle aule di giustizia

La richiesta di Airbnb era stata già respinta dal TAR del Lazio, con sentenza del 18 febbraio 2019.

Nell’ambito del medesimo procedimento, ulteriori istanze di Airbnb erano state respinte dal TAR del Lazio il 25 settembre 2017 e il 18 ottobre 2017, dal Consiglio di Stato l’8 giugno 2018 e dal TAR del Lazio il 9 luglio 2018.

Nell’ultimo dei casi elencati, il Tribunale Amministrativo ha anche condannato il portale al pagamento delle spese, in favore di Federalberghi e dell’Agenzia delle Entrate.

Sull’argomento, si è pronunciata due volte anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che il 30 giugno 2020 ha dichiarato manifestamente irricevibili le istanze di Airbnb e il 22 dicembre 2022 ha confermato che Airbnb deve riscuotere e versare allo Stato italiano la cedolare secca sugli affitti brevi.

le grandi bugie della shadow economy

(fonte: elaborazioni Incipit consulting e Centro Studi Federalberghi su dati Inside Airbnb)

Gli annunci relativi ad alloggi italiani pubblicati su Airbnb nella prima settimana di agosto 2023 sono oltre 503mila.

L’analisi dei dati conferma, ancora una volta, le quattro grandi “bugie” della cosiddetta sharing economy:

- non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: più di quattro quinti degli annunci (l'81,6%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno.

- non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti; quasi due terzi degli annunci (il 65%) sono pubblicati da host che amministrano più alloggi, con casi limite di soggetti che ne gestiscono più di 10.000.

- non è vero che si tratta di attività occasionali: più della metà degli annunci (il 55,6%) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno.

- non è vero che le locazioni brevi tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta: gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

* **

La top 20 dei comuni

Il comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con 27.389 annunci, seguito da Milano (23.656), Firenze (12.117), Napoli (9.353), Venezia (8.130) e Palermo (6.402).

1 °

Roma

27.389

11 °

Olbia

3.450

2 °

Milano

23.656

12 °

Ostuni

2.787

3 °

Firenze

12.117

13 °

Verona

2.787

4 °

Napoli

9.353

14 °

Genova

2.643

5 °

Venezia

8.130

15 °

Bari

2.548

6 °

Palermo

6.402

16 °

Cagliari

2.449

7 °

Torino

5.853

17 °

Alghero

2.356

8 °

Bologna

4.513

18 °

Lecce

2.259

9 °

Siracusa

3.897

19 °

Gallipoli

2.257

10 °

Catania

3.760

20 °

Lucca

2.160

* **

La distribuzione degli alloggi per regione

La regione con più alloggi disponibili su Airbnb è la Toscana, con 66.986 annunci, seguita da Sicilia (57.144), Lombardia (54.704) e Puglia (45.785).

1 °

Toscana

66.986

12 °

Calabria

10.687

2 °

Sicilia

57.144

13 °

Marche

10.605

3 °

Lombardia

54.704

14 °

Umbria

9.560

4 °

Puglia

47.785

15 °

Abruzzo

9.069

5 °

Sardegna

42.531

16 °

Trentino

8.121

6 °

Lazio

40.969

17 °

Alto Adige

6.863

7 °

Campania

33.153

18 °

Friuli - Venezia Giulia

5.136

8 °

Veneto

29.099

19 °

Valle d'Aosta

4.357

9 °

Liguria

24.233

20 °

Basilicata

2.554

10 °

Piemonte

21.128

21 °

Molise

1.298

11 °

Emilia-Romagna

17.630

Italia

503.612

La grande invasione

Ciascun alloggio in vendita su Airbnb è stato indicato sulla mappa con un punto rosso; il risultato è una grande macchia, che ha invaso le grandi località turistiche, i capoluoghi, le coste, etc.



 comunicato stampa - il Consiglio di Stato ribadisce che i portali devono riscuotere la cedolare secca.docx

Pubblicato il 24/10/2023






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